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LA NECESSITÀ DI DARE ASCOLTO (ATTRAVERSO I GIUDICI ED I TRIBUNALI COSTITUZIONALI) ALL’APPELLO DEI CITTADINI DEL MONDO, ED IN PARTICOLARE DI QUELLI PIÙ DEBOLI: YULHMA V. BALDERAS ORTIZ.

LA NECESSITÀ DI DARE ASCOLTO (ATTRAVERSO I GIUDICI ED I TRIBUNALI COSTITUZIONALI) ALL’APPELLO DEI CITTADINI DEL MONDO, ED IN PARTICOLARE DI QUELLI PIÙ DEBOLI

di Avv. Yulhma V. Balderas Ortiz
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

La presente considerazione si riferisce alla necessità e l’urgenza di dare ascolto all’appello dei cittadini del mondo, ed in particolare dei cittadini più deboli, vittime dell’alto costo che si è dovuto pagare per risanare le ferite della crisi odierna (in particolare, in Paesi come la Grecia, la Spagna etc.), in cui i cittadini che hanno visto lesi i loro diritti fondamentali, stanno chiedendo aiuto agli organi di giustizia, per riavere quella fiducia ormai persa verso le istituzioni, per ricevere un’amministrazione della giustizia veloce ed efficiente, che dia peso sempre maggiore all’autorevolezza dei giudici di fronte ad alcuni governi arbitrari presenti in alcuni Stati membri della Comunità Internazionale, e che chiedono ancora, di riavere quella fiducia nell’autonomia e nella professionalità dei giudici delle leggi.

Quindi dovrebbero mettere in atto quelle preziose eredità giuridiche e forensi (la professione degli avvocati, dei procuratori, dei giudici, del loro ministero nobilissimo indirizzato a proteggere i diritti dei cittadini e cooperare con il loro ingegno e la loro dottrina alla buona amministrazione della giustizia) a cui fanno riferimento sia Giuseppe Zanardelli, nella sua opera L’avvocatura (curata di recente dal giudice della Corte costituzionale italiana Giuseppe Frigo, L’eredità giuridica e forense di Giuseppe Zanardelli alle soglie del XXI secolo)56, sia Piero Calamandrei, attraverso la sua opera: Elogio dei giudici. Scritto da un avvocato, in cui l’autore insiste particolarmente sul motivo della comunanza delle “vite parallele”: “il segreto della giustizia sta in una sempre maggior umanità e in una sempre maggiore vicinanza umana tra avvocati e giudici nella lotta contro il dolore”.57

Appelli di quei cittadini del mondo che incarnano le fasce più deboli della società ed esprimono un urlo (un grandissimo urlo, che mi è rimasto impresso nella mente come quel dipinto di Munch) a livello planetario, incentrato principalmente sull’argomento «diritto ed economia», ovvero «il suo giusto bilanciamento ed equilibrio», sul tema cruciale in questa difficile stagione di crisi. Al riguardo risultano molto utili gli studi del Vice Presidente emerito della Corte costituzionale italiana Prof. Enzo Cheli Il giudice delle leggi. La Corte costituzionale nella dinamica dei poteri, sull’operato delle Corti58, in cui viene analizzato in forma minuziosa tale equilibrio, che costituisce una enorme sfida alla coerenza ed alla lungimiranza non solo dei legislatori e dei governanti, ma anche di coloro cui le Costituzioni a livello globale affidano il difficile compito di garantire, in ogni circostanza, la compatibilità delle leggi con i principi fondamentali sui quali poggiano gli ordinamenti.

Su questo argomento, in Europa nelle diverse Costituzioni dei Paesi UE28, viene garantito il diritto a una retribuzione proporzionata al lavoro svolto e sufficiente a soddisfare i bisogni personali e familiari.

Circostanza che si è fatta viva più che mai, in questi giorni, attraverso le recenti sentenze delle Corti costituzionali italiana, greca, spagnola e quelle delle Corti di Strasburgo e Lussemburgo, nelle quali si sta facendo strada verso una lettura in senso evolutivo.

In passato, alcune Corti costituzionali europee (fra cui quella italiana) su questo argomento avevano stabilito che anche le pensioni, come le retribuzioni, devono essere adeguate al mutato potere d’acquisto della moneta e quindi tali Corti, avevano chiesto ai governi ed ai Parlamenti di rispettare tale principio. Tuttavia siccome erano tempi difficili per l’economia e per i conti pubblici, i diritti sociali ne avrebbero sofferto. Cominciò così la stagione delle riliquidazioni e delle perequazioni automatiche a suon di sentenze, definite «populiste» e «sfonda – bilancio» dalle maggioranze politiche degli anni’80 del secolo scorso, che per tutta risposta le lasciarono lettera morta. Nacque un duro conflitto tra diritto ed economia59 e un lungo braccio di ferro tra giudici e politica, finché la minaccia di un tracollo finanziario degli Stati europei convinse le Corti a leggere diversamente la Costituzione interna. Poco a poco, il diritto a una retribuzione proporzionata al lavoro svolto e sufficiente a soddisfare i bisogni personali e familiari e le sentenze c.d. «sfonda – bilancio» furono soppiantate in vari Stati europei da salomonici verdetti all’insegna del «bilanciamento», delle «compatibilità economiche», della «salvaguardia dell’equilibro del bilancio dello Stato». A metà anni’90, diverse Corti divennero così il regno del «realismo» e tra giudici, governo e Parlamento scoppiò la pace. Allo scontro si sostituì la “leale collaborazione”. Ma con il nuovo millennio la crisi economico – finanziaria ricominciò a mordere e la politica, per “salvare gli Stati europei in crisi, fra cui Grecia, Spagna e Italia”, prese a deragliare anche dai binari indicati dalle Corti «realiste», che nel 2015, stanche di moniti inascoltati, accusarono i governi di aver perso «la ragionevolezza» nel sacrificare il diritto «a un’esistenza libera e dignitosa» (anche attraverso una pensione adeguata) e li hanno censurati di conseguenza aprendo così un “buco” di svariati miliardi nel bilancio dello Stato. Così che, pur lacerate, le Corti hanno fatto pendere la bilancia nuovamente dalla parte del diritto a una retribuzione proporzionata al lavoro svolto e sufficiente a soddisfare i bisogni personali e familiari.

Un altro esempio, degno da richiamare in questa sede, è la recente sentenza emessa oltre oceano dalla Corte Suprema60 degli Stati Uniti in merito alla riforma sanitaria americana. Com’è noto la sanità è un diritto inalienabile di tutti, senza distinzioni di reddito. Il principio su cui si fonda nel caso concreto il Patient Protection and Affordable Care Act, rivoluziona l’accesso alle cure mediche per i cittadini americani. L’aspra battaglia politica e giudiziaria vinta da Obama contro le lobby delle assicurazioni e l’opposizione repubblicana completa idealmente il percorso iniziato nel 1935 da Franklin D. Roosevelt con il Social Security Act, e consolidato trent’anni più tardi con l’introduzione, sotto Lyndon Johnson, di Medicare e Medicaid, la copertura sanitaria federale per anziani e indigenti. La legge ribattezzata Obamacare prevede il diritto e il dovere (a pena di sanzioni) per le quasi 48 milioni di persone non assicurate di stipulare una polizza con prestazioni minime garantite, tra cui le cure per i figli fino a 26 anni. La Corte, per la seconda volta da quando è stata varata nel 2010, ha salvato la legge che rappresenta una delle grandi eredità di Barack Obama. In questa occasione, nonostante la maggioranza conservatrice, il massimo organismo giudiziario degli Stati Uniti ha respinto un attacco ai sussidi pubblici, chiave per l’espansione delle polizze ai meno abbienti, obiettivo prioritario di Obamacare61. Oggi l’Affordable Care Act offre assistenza a milioni di americani che prima ne erano privi. E l’industria assicurativa e sanitaria ha ormai riorganizzato il proprio business attorno all’esistenza della legge. La sanità Usa resta afflitta da costi enormi, sprechi e vuoti di assistenza, sopratutto per i ceti medi. Tutte ragioni, certo, per correggere in futuro la riforma. Sempre meno, però, un motivo per tornare indietro e cancellarla.

Con tali sentenze coraggiose i giudici delle leggi europei e statunitensi stanno contribuendo oggi, in questo clima di sfiducia generalizzato a livello planetario, soprattutto nella fascia più debole dei cittadini del mondo, a dare una “persuasione culturale” e una direzione di senso che contribuisce alla crescita del livello di tutela generale dei diritti sociali in un contesto internazionale.

In questo scenario rientra anche la tutela del «diritto alla famiglia», richiesto dai cittadini negli Stati UE28, al fine di realizzare le loro condizioni di vita, indispensabili al pieno sviluppo della famiglia, cellula fondamentale della società. Ora il presupposto logico e necessario per poter adeguatamente tutelare la famiglia e i suoi diritti, risulta essere oggetto di studio della presente ricerca: il «diritto all’abitazione», che è pure condizione cronologicamente presupposta per il pieno esercizio del «diritto alla protezione» contro la povertà e l’emarginazione sociale, sia degli individui che delle famiglie; il «diritto alla privacy» ed il «diritto all’inviolabilità del proprio domicilio». Diritti che non possono in alcun modo essere tutelati, se gli essere umani vengono costretti a vivere per strada. Infatti, non si può di certo pensare che la dignità e l’integrità del nucleo familiare possano essere salvaguardate se la persona viene relegata nelle condizioni tristissime e disperate che sono state immortalate dal film The Pursuit of Happyness (La ricerca della felicità: il cui titolo fa riferimento alla dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, come scritta da Thomas Jefferson 1743–1826, dove sono elencati i diritti inalienabili dell’uomo: la tutela della vita, della libertà e la ricerca della felicità) del 2006 diretto da Gabriele Muccino, che racconta la vita di Chris Gardner, imprenditore milionario, che durante i primi anni ottanta del secolo scorso visse giorni di intensa povertà, con un figlio a carico e senza una casa dove poterlo crescere.

Peggio ancora non si può di certo pensare che la dignità e l’integrità del nucleo familiare possano essere salvaguardate se gli esseri umani vengono relegati in una periferia della città, in una baracca o catapecchia, in condizioni di promiscuità, come in quelle raccontate impietosamente con tutte le loro miserie, morali e materiali dal film italiano Brutti, sporchi e cattivi del 1976 (fra l’altro vincitore del premio per la miglior regia al 29° Festival di Cannes) diretto da Ettore Scola, che vide la grande interpretazione di Nino Manfredi premiata anche dalla critica internazionale.

NOTE: 

 

56Cfr. Giuseppe Zanardelli, L’avvocatura, Discorsi (con alcuni inediti), curata da Giuseppe Frigo nell’eredità giuridica e forense di Giuseppe Zanardelli alle soglie del XXI secolo, Giuffrè Editore, Milano, 2003.

57Cfr. Piero Calamandrei, Elogio dei giudici. Scritto da un avvocato, Ponte alle Grazie. 1999.

58Cfr. Su questo interessante argomento si veda l’articolo di Donatella Stasio, La Consulta fra diritto ed economia, Il Sole 24 Ore, 10 giugno 2015.

59Cfr. Enzo Cheli Il giudice delle leggi. La Corte costituzionale nella dinamica dei poteri, sull’operato delle Corti, Il Mulino, 1999.

60Cfr. Marco Valsania, Usa, ok della Corte suprema alla riforma sanitaria. Obama esulta, Il Sole 24 Ore, 25 giugno 2015.

61Per saperne di più, si consiglia visitare la pagina web: http://obamacarefacts.com/affordablecareact-summary/

 

 

 

 

 

 

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